Nel caso di parole straniere utilizzate come marchio denominativo (nella fattispecie di un integratore alimentare con funzione dimagrante), al fine di valutare la validità del marchio sotto il profilo della capacità distintiva, occorre accertare il grado di diffusione e comprensione del significato della parola nel territorio in cui è chiesta la registrazione del marchio, anche con riferimento alla destinazione e ad ogni altra caratteristica del prodotto.

Deve, dunque, valutarsi come descrittivo il segno che presenti con il prodotto un nesso sufficientemente concreto e diretto, in quanto divenuto parte del patrimonio linguistico comune in quel territorio e, quindi, capace di richiamarlo in maniera diretta ed immediata nella percezione di un consumatore medio normalmente avveduto ed informato.

(Cass. Civ. Sez. I, n. 2405/2015 in Massima redazionale, 2015)